Curiosità dal Nostro Ultimo Viaggio in Sardegna
Stiamo per atterrare ad Olbia e già dal finestrino ammiriamo le acque blu cristallino che ci attendono. Una volta giù l’odore del mare ci inebria da subito e ci fa immergere nell’incredibile atmosfera isolana.
CLIMA E VITIGNI SARDI
Nei giorni in Sardegna ci rendiamo conto che da Nord a Sud c’è una varietà perfetta tra clima, terreni, influenza del mare ed esposizione al sole, che si ritrovano in pochi altri luoghi.
Così speciale che da Santa Teresa di Gallura fino a Cagliari già dal periodo nuragico (1800 a.C.) si producevano vini con uve sarde autoctone.
Tra i vini più conosciuti ci sono:
I Rossi
- il Cannonau (chiamato anche Retagliadu Nieddu cioè Nero, in dialetto Sardo) è uno dei vini più antichi prodotti nell’area del mediterraneo.
I vini da uve Cannonau possono essere fermi, passiti o liquorosi. Il colore rosso rubino profondo tende all’aranciato in invecchiamento, al naso è gradevole, mentre al palato è secco, sapido e caldo (la gradazione minima dev’essere almeno 12,5%). La storia ci insegna che nasce come vino con un elevato residuo zuccherino, solo dopo il secondo dopoguerra arrivano le prime versioni secche, quando gli investitori sono più intenti a soddisfare le esigenze dei palati di tutto il mondo piuttosto che vini fedeli alla natura dell’uva.
- Carignano, altra uva rossa simbolo dell’isola
- Bovale
I Bianchi
- Il Vermentino, uva semi aromatica, che si differenzia per un acino piccolo e dorato.
Ci raccontano che nel 1802 il Cara, ampelografico a Tempio rileva una varietà di uva detta Cuscusedda a Sorso, che probabilmente è la varietà a bacca bianca originale del Vermentino. Alcuni venditori furbetti vendevano parte del vino Vermentino come fosse Moscato, quando negli anni ’50 il Moscato costava il doppio dell’uva bianca più famosa di Sardegna.
- Cannonau Bianco o Granaccia Bianca, Nasco e Moscato Calasetta sono alcune delle altre varietà autoctone a bacca bianca sarde
L'ACCOGLIENZA SARDA E LO SPIRITO AGRICOLO
La Sardegna è stata negli anni una terra di scontri e conquiste per molti popoli: Romani, Spagnoli e Bizantini che hanno influenzando la viticoltura e le tipologie di vini prodotti ma anche contribuito a creare il carattere deciso, forte e orgoglioso dei sardi, che abbiamo scoperto essere dei tipi tosti ma anche molto accoglienti e disponibili con chi visita la loro terra.
LE CANTINE
I produttori sardi che conosciamo e sosteniamo si sentono agricoltori prima ancora che viticoltori, e si fanno portavoce del movimento di un vino vivo e agricolo.
Per loro è importante rispettare i cicli produttivi propri dell’agricoltura e dell’allevamento di animali allo stato semi brado, come il porceddu (maialino).
La coltivazione della terra dà ad intere famiglie e comunità l’auto sostentamento, donando alla natura un ottimo equilibrio, come il rapporto tra vigne e parti boschive che hanno una presenza e importanza predominante nell’ecosistema delle vigne, piuttosto che rase al suolo per far spazio ad allevamenti intensivi.
Nell’isola possiamo trovare grande diversità geologica, passando dal mare fino a formazioni montuose molto antiche, in ogni caso indipendentemente dalla latitudine, troviamo cantine che parlano la stessa lingua agricola, tra quelle che conosciamo:
Tanca Gioia nell’Isola San Pietro a Sud Ovest della Sardegna, qui i vigneti fondano le proprie radici su suoli sabbiosi e secchi che permettono di utilizzare viti a piede franco, per una qualità estrema.
Sono proprio il vento e la sabbia a donare un carattere dall'accesa mineralità e sapidità ai vini.
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Sempre a centro Sud si riscopre la viticoltura ancestrale di Gianfranco Manca dove a Nurri nasce ogni anno un vino, un'etichetta, un nome diverso perchè ogni anno quel vino ha la sua storia ed è proprio il nome a raccontarla.
Gianfranco cerca di superare eroicamente gli incendi dovuti al disboscamento per gli allevamenti intensivi della zona.
Leggi sulla nostra precedente visita in terra sarda.
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Spostandoci al centro sud troviamo i sette ettari di Pusole nell’Ogliastra, altro cuore pulsante dell’Isola nella zona centro Orientale. Qui oltre al Cannonau, dagli insegnamenti paterni si coltivano grano, olive e si allevano allo stato semi brado suini di Razza Sarda.
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Nel Nuorese troviamo altre due cantine in zona Mamoiada: Sannas e Giovanni Montisci, qui troviamo vigneti vecchi di oltre 50 anni, ad un’altitudine media di oltre 700 m. s.l.m. soggetti a forti escursioni termiche tra il giorno e la notte.
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I vini sostenibili degli oltre 70 viticoltori costituisce una parte essenziale dell’economia del comune.
La coltivazione della vite, essendo qui patrimonio inestimabile, ha richiamato negli anni l'attenzione di investimenti industriali. Purtroppo però, le logiche commerciali non sempre si sposano con il rispetto della conservazione del territorio.
I vignaioli citati sono quasi tutti nativi sardi. Seppure qualcuno con esperienze extra Sardegna, parlano tutti la stessa "lingua agricola".
Sanno interpretare i ritmi della natura, non usano prodotti di sintesi e lavorano per portare in bottiglia vini unici che vogliono assomigliare solo a loro stessi e alla specifica annata, per far ricordare un momento felice nella vita di chi li stappa.
VISITIAMO LA ROMANGÌA
Per chiudere il nostro mini tour siamo andati a far visita alle Tenute Dettori, in Romangia nel Nord Ovest di questa fantastica isola. In Romngìa la coltivazione della vite risale all'epoca nuragica (decimo secolo A.C.), ecco perché questa zona ha sia confini territoriali ben definiti che una valenza culturale ampissima.
Alessandro ci racconta che la Romangia (da Romània cioè come i romani definivano un territorio conquistato) già dal II secolo d.C. ospitò i primi insediamenti per i legionari romani, che sottomisero il popolo sardo, sfruttando poi le ricchezze delle loro terre, compresa la vite.
Il giorno di vendemmia tra le viti ad alberello è appena terminato, e lui ci confessa “Toglietemi tutto ma non il mio piccolo e amato trattore”.
Un gioiellino come lo chiama, non permette a nessun altro di toccarlo, ed è il suo fedele compagno tra i filari delle vigne per tutto l’anno.
Ci accomodiamo in terrazza che dà verso il mare, la brezza è forte e c’è una luce forte ma diffusa che illumina i campi.
I terreni qui sono composti da calcare, marne e terre rosse, sono molto fertili, di origine granitica creati dal disfacimento della roccia madre dell’area Gallurese.
La resa delle sue vigne è di circa 30/40 quintali per ettaro, dal quale produce Vermentino e Cannonau (abboccato, naturalmente!). Il suo carattere non viene dagli zuccheri ma dalla glicerina che dona al vino calore e morbidezza.
Alessandro parla di territorialità, prima ancora di entrare nel dettaglio dei vini, perchè il territorio è il sale della valorizzazione e promozione di aree agricole autentiche ed esemplari come questa.
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Per arrivare a vini di dolcezza, i tannini devono essere perfetti già dall’uva che entra in cantina senza necessità dell’utilizzo di botti in legno.
L’utilizzo della plastica è bandito in cantina, in tutte le sue forme. Anche i tubi che trasportano le uve sono in acciaio e le vasche in cemento la fanno da protagonista: sono loro infatti che ospitano i vini per almeno 3/4 anni prima dell’imbottigliamento.
Ancora oggi qui si vive di agricoltura, ci sono oltre 25 cantine in zona e 150 persone che imbottigliano il proprio vino, coltivando la terra anche a cereali e allevando animali da cortile.
La genuinità si respira ovunque e lo spirito di accoglienza è palpabile: tra un calice e l'altro nemmeno ci rendiamo conto che sta arrivando il tramonto...sul mare.
È un vero spettacolo!
Riempite i calici di vino, sardo naturalmente! Ci sentiamo al prossimo viaggio.
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