Il Gamay e il rituale sacro di bere vino in Beaujolais

 

Il Beaujolais è un pezzetto di Francia incastrato tra il bordo nord-orientale del Massiccio Centrale e la pianura della Saone, con 55 circa km di lunghezza e appena 15 di larghezza, a 300mt sul livello del mare.

Il nome deriva dai signori Beaujeu che in periodo medievale si stanziarono nella Baronia, un piccolo paese ora in declino e assoluta decadenza.

Non tutto il Beaujolais è destinato alla miglior espressione per il vino, ma nella Còte Beaujolais, la zona orientale che scende dai monti del Beaujolais alla Saone, si trovano i suoi terreni migliori da cui si estrae un succo incredibile.

Cristallo, granito, porfido, sostanze minerali e perfetta esposizione (quasi tutta rivolta a est), sono gli elementi che rendono questa zona un luogo ideale per la coltura della vite.

Beaujolais vino e paesaggi

AUTENTICITÀ E CONTRADDIZIONI DEL BEAUJOLAIS

Il Beaujolais è la regione delle incongruenze: se da un lato è chiusa dentro le sue arretratezze, dall’altro ha uno slancio e un’apertura dinamica alle avanguardie più rivoluzionarie e anticonformiste.

È la patria di rossi straordinari da dimenticare in cantina e ritrovarsi tra qualche anno delle bombe atomiche, come nel caso dei Fleurie, Moulin à Vent, Morgon, ecc, e contemporaneamente famosa per i suoi “vinelli” di produzione in larga scala e senza alcuna distinzione per qualità. (Beaujolais Nouveau).

Una fitta concentrazione di vecchie viti, la più alta a livello nazionale, bellissime e di grande fascino ma spesso e volentieri lasciate ingiustamente all’incuria e all’abbandono totale più che alla vitalità dirompente della natura selvaggia.

Ma il controsenso più eclatante è la compresenza di un territorio di grande fascino, per troppi decenni appiattito da un’indiscriminata produzione di vino industriale dalle imponenti quantità e un pugno di vigneron che dagli anni 80 sono stati i protagonisti di una vera e propria insurrezione ecologica e enologica, accelerando la diffusione concettuale del vino naturale e della sua filosofia.

Chenas Beaujolais

Il nostro impegno come enoteca quando parliamo del Beaujolais è sdoganare a chiare lettere ciò che oggi è rimasto appena un luogo comune ormai anche un po’ scaduto, ma ogni tanto è bene rinfrescare i concetti: i Beaujolais possono fregiarsi il titolo, lo spessore, la longevità dei grandi rossi: Il Beaujolais non è solo Nouveau, anzi, tutt’altro!

Se fate una gita enologica in Francia, passate per la Borgogna, lasciatevi deliziare il palato dai suoi vini (bevuti con il contagocce in degustazioni prenotate da mesi), il cervello dalla cultura borgognona e gli occhi dal rigore monacale delle aree vitate, pettinate e ligie.

 

Poi però prima di rientrare, fate una tappa in Beaujolais, la gita enologica si trasforma immediatamente in gita godereccia, qui il vino non si degusta, non si sputa, si manda giù, ed è impossibile sottrarsi alla simpatia dirompente dei suoi abitanti, all’accoglienza in stile meridione. 

 

Non avrete bisogno di tanto preavviso prima di poter essere accolti in cantina, giusto il tempo per preparare un timballo, un banchetto di salumi, formaggi, primi, secondi, terzi, ecc tutto in stile “la grande abbuffata” con grosse e grasse risate.

Ah, giusto, il vino non mancherà, tranquilli!

 

Ecco l’unica coerenza e anche la sua grande ricchezza: lo stile scompigliato delle vigne basse, il caos del paesaggio tra dolci pendii e pendenze a volte perfino estreme, i canyon desertici con qualche paesello incastrato, il rincorrersi dei colori del paesaggio dal rosa al blu, dal bianco al nero, e il carattere gioioso, festaiolo, naif, travolgente, genuino, selvaggio, folcloristico e scanzonato dei suoi abitanti, e il loro rapporto con il vino.


 

 

Dire che il vino qui è una bevanda sacra non è sufficiente, perché poi di profano ne ha tanto; qui è visto come un legame metafisico in senso assoluto a tratti esoterico tra uomo e terra, un rituale, un dono propiziatore della dea terra agli umani, un archetipo del piacere puro ed essenziale.

 

In sostanza, il Beaujolais o lo ami o lo ami!

 

Il rosso Beaujolais ha lo stesso carattere dei suoi abitanti: ti accoglie ma non ti stanca, è un vino piacevole ma non sciocco, è contadino ma ha conoscenza e tenacia, è disimpegnato da giovane e di struttura con trama fitta e granitica in età matura.

 

RIVOLUZIONARIO BEAUJOLAIS

Beaujolais vino

La storia del vino del Beaujolais ricorda un po’ quella del nostro Lambrusco: fino agli anni ’60-’70 il Beaujolais Nouveau era commercializzato in tutto il mondo, era conosciuta la regione per il suo vino facile, industriale, piatto e sempre uguale di cui se ne producevano quantità imbarazzanti per soddisfare tutte le richieste mondiali. Tale era la sua fama che quasi ai più avulsi dal vero mondo del vino, era più conosciuto dello Champagne, Borgogna o Bordeaux.

 

Poi in quegli anni avvenne una vera e propria rivoluzione. Il produttore Jules Chauvet dimostrò che la vinificazione poteva avvenire anche senza aggiungere lieviti selezionati e in vigna senza intossicare la terra di sofisticazioni chimiche.

Ben presto si sparge la voce: in zona c’è un pazzo viticoltore che fa a meno della chimica e rischia tutto per un prodotto di qualità e senza artifici.

Lapierre, anche lui produttore, disgustato dai suoi stessi vini decide di incontrarlo. Il binomio si allarga e diventa un trio con la presenza di Neauport, assistente di Chauvet.

 

Insieme lavorarono per un vero e proprio rinascimento del Beaujolais e per ridare giustizia a un vino così tanto infamato da una cattivissima reputazione.

 

Il Gamay del Beaujolais nasce in questi anni, prima era un’altra storia che non ci appassiona affatto.

 

I 10 CRU DEL BEAUJOLAIS

beaujolais vino mappa

Al sud i terreni in prevalenza argilla-calcarei, la pietra dorata e altitudini esigue (non più di 250mt slm) rendono vini piacevoli, ma non senza corpo e complessità.

 

Al nord invece, il granito è l’elemento base per vini sapidi, raffinati e di maggiore ambizione.

 

Molta varietà di terreno in pochissimo spazio, per questo che si è pensato bene di suddividere l’area in 10 Cru:

Partendo da nord il cru di Saint Amour con suolo proveniente dal disfacimento di granito su composizione argilla siliceo, da vini eleganti, divertenti e con una ricca gamma floreale. Vini da bere giovani ma le annate più fredde regalano grandi sorprese se lasciati in cantina.

 

 

Julienas, vini più carnosi e longevi, anche qui suoli granitico-scistosi.

A Chenas la presenza della zona boschiva, suoli sabbiosi di origine granitica e presenza di manganese da vini robusti, complessi e speziati.

Moulin à Vent, una somiglianza con i rossi della Còte d’Or. Sabbie rosa di origine granitica, ricco di manganese (spiegato anche dalla presenza di miniere) che dona al vino fitta trama, profondità e complessità in pieno stile borgognone.

 

Moulin a Vent Beaujolais

Fleurie l’affascinante. La zona è piuttosto diversificata in primis da un’escursione altimetrica che va dai 200mt ai 430 slm e tanti lieu dit come La Roche, La Rochette, La Chapelle, Le Quatre Vents, dove si riconoscono dettagli floreali e originale sapidità.

 

 

Chiroubles, il più delicato e leggero. Qui si sale in montagna con 750 mt slm.

 

 

Morgon con sottosuolo granitico e suolo di scisti arricchiti di ossido di ferro. Vini carnosi, polpa, frutto, profumi esotici, non da bere giovani ma da preferire un affinamento in bottiglia per apprezzarne meglio il ventaglio ampio di aromi.

Tra il bas Morgon e Ville Morgon si distingue la Cote du Py con i suoi terreni basaltici e i suoi vini scuri profondi e assolutamente golosi.

 

 

Régnié: vini delicati, leggiadri, freschi che riconducono a piccoli frutti di bosco e alle fragole fresche.

Brouilly: le arenarie granitiche rosa e la roccia vulcanica da vini polposi e meno adatti rispetto ad altre AOC all’invecchiamento

Cote de Brouilly: (500mt slm) le pendenze e i terreni ricchi di quarzite e della roccia vulcanica Blue, che regala incredibile eleganza, struttura, mineralità e rende i vini sferzanti e gli conferisce la fama di cru tra i più sensazionali del Beaujolais.

 

 

 

LA VINIFICAZIONE

Saint Amour Beaujolais vino

Il vitigno ha una maturazione precoce e solo in Beaujolais riesce a dare la sua massima espressione, cosa che invece non riesce a fare altrove.

A rendere unico il Beaujolais, non è solo la ricchezza del suolo. L’allevamento a gobelet basso serve a contenere la proliferazione di grappoli (il Gamay è altamente produttivo) e per mitigare l’azione del vento che ne rovinerebbe inevitabilmente il raccolto.

La raccolta è per ovvi motivi manuale: il gobelet non permetterebbe meccanizzazione, oltre alle pendenze a volte incredibili, ma soprattutto per meglio preservare l’integrità dell’acino destinato alla vinificazione a macerazione carbonica, quindi a grappolo intero.

Non viene pressato, né follato e la fermentazione parte con la naturale pressione delle uve l’una sulle altre.

La botte non è mai piena, ma lo spazio che ne risulta serve per favorire lo sviluppo di CO2, così il processo di fermentazione si rallenta e si contiene l’acido acetico per sviluppare maggiormente gli aromi.

Gli affinamenti in botte non sono mai troppo lunghi, per poter preservare ed esaltare al meglio le fragranze del Gamay, senza però sbarragli la strada dell’evoluzione.

Un gioco di equilibri, come il Gamay desidera e come meglio si fa conoscere: fresco e complesso, divertente e profondo, gioviale da giovane e affascinante da scoprire nel tempo.

Se non l’hai ancora fatto, il Beaujolais è proprio una méta di viaggio golosa e divertente.

 



Prodotti Correlati