Friulano Galea I Clivi 2021
Friulano Galea I Clivi 2021
Servire a: 10°-12°C
Tipo di bicchiere

Friulano Galea I Clivi 2021

CLIVIFGAXX
23,50 €
Tasse incluse

Il Friulano Galea I Clivi proviene da vecchie viti di 70 anni circa, battute dal sole per tutto il giorno. Il vino ne trae volume e profondità, a differenza del gemello Brazan, più umido e fresco che tende all'idrocarburo ed alla sapidità.

Galea è un friulano purosangue, classico e terragno, che cresce dulle colline di Corno di Rosazzo lungo il confine sloveno. La marna quì è calcarea ed argillosa, con esposizione al sole costante. La vinificazione è la stessa del San Pietro ma con una permanenza sulle fecce fini prolungata a 18 mesi.

Questo, come il resto dei vini de I Clivi, è un vino vero non riproducibile altrove.

I 3 Sensi
La terra ed il sole si fan largo nella degustazione, portando note di mandorla, miele all'anice e pietra focaia.
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I Clivi

i clivi cantina

L’amore per il vino nasce in modo inaspettato ai Clivi: Ferdinando, ragioniere, lavora nell’osteria del padre, nella bassa provincia di Treviso, dove un po’ l’ambiente, un po’ le ristrettezze economiche lo spingono ad accettare una proposta di lavoro nel settore dei trasporti in Africa occidentale. Fino a quel momento non si è mai riuscito a farsi coinvolgere dal vino d’osteria, ai tempi lontano dalla ricerca e vicino a un gusto decisamente acre.

Il viaggio in terre lontane gli permette di visitare anche altri paesi e di aprirsi a culture diverse e soprattutto di assaggiare vini importanti e di comprendere che il vino non è solo quello di osteria. A metà anni ’90, dall’Africa, progetta di acquistare una vigna in Friuli, terra natia della moglie, e parte con solo una piccola vigna di due ettari di vecchie viti sul versante sud del Monte Quarin.

Poi arriva Mario, il figlio di Ferdinando che dopo gli studi in Economia a Milano, torna in Friuli e nei ritagli di tempo dal servizio civile, si dedica alle viti: il contatto concreto con la terra dopo anni di studi astratti diventa una sostanza benefica che farà innamorare definitivamente Mario al vino.
Impara le tecniche di vigna, poi si dedica alla cantina. Sono gli anni incui i lieviti selezionati spopolano e i sentori di banana e frutto della passione sono gli aromi selezionati a tutti necessari. Da subito capisce che il vino non va creato a laboratorio, ma aiutato a esprimersi mantenendo la sua integrità. Coltivano Friulano, Malvasia, Verduzzo, Ribolla Gialla. Cominciano a vinificare le uve separatamente e senza chiedere l’aiuto di nessuno hanno da subito buone intuizioni, riducendo i passaggi nella vinificazione, non chiarificano né torchiano. L’intuizione più importante riguarda la pressa: si accorgono che in tanti fanno un ottimo lavoro in vigna e in cantina ma la pressa è spesso troppo invasi che ossidano i mosti e fanno troppa feccia. Acquistano una pressa tedesca e ciò contribuirà a esprimere la loro visione di vino al meglio delle loro possibilità.

Nel 2018 oltre alla crisi economica generale, le vigne sono abbattute dalla peronospora e ciò comporta una perdita enorme sulla produzione ma contemporaneamente ciò lascia, come ogni esperienza negativa, una grande eredità: questo momento difficile sarà l’insegnamento di cosa vogliono ottenere dai loro vini. Leggerezza come valore di levità e non come povertà, freschezza come allontanamento dai vini burrosi e iperconcentrati, moderazione alcolica per seguire la tradizione di queste terre.
Qualcuno li chiamerebbe vini per sottrazione. “Less is more” secondo Mario e Ferdinando Zanusso.
Le uve vengono pressate dopo circa 20 giorni di macerazione. Imbottigliamento senza filtrazioni e chiarificazioni.

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