Vini senza alcol

trend del momento o il "vino" del futuro? Cosa sapere prima di berlo

In questa puntata del magazine si parla del tormentone del momento: i vini dealcolati che si teme possano scalzare via da scaffali e ristoranti i Vini.

Vediamo se potranno mai essere una valida alternativa al vino tradizionale, pro, contro e un’analisi critica di un prodotto che divide.

In tanti ci chiedono sempre più spesso vini senza alcol, alcuni addirittura per festeggiare i compleanni dei propri bambini o per il brindisi di fine anno con i figli piccoli..."vorrei un prosecco senz'alcol"; qualcuno perchè non vuole rinunciare alla magia del calice ma nemmeno alla patente; qualcuno per curiosità; fatto sta che ognuno avrà i suoi buoni motivi.

Ma in un periodo come questo, dove la congiura sembra si stia scagliando solo sul vino, lo si sta demonizzando a tal punto che sembra ormai blasfema la frase con cui noi tutti siamo cresciuti, a tavola con i nostri nonni "un bicchiere di vino al giorno toglie il medico di torno".

Insomma, i fattori benefici sembrano essere scomparsi tutti con una politica che da tempo lavora sul wellness, fitness, performance sportive e fisici scolpiti e instagrammabili.

Oppure chi pensa di essere entrati in un 1984 dove chi beve un bicchiere sarà perseguitato a vita con le nuove regole della patente, "non si può più bere!" ci dicono...forse la verità sta nel mezzo!

L'abuso di alcol non ha mai avuto nulla a che fare con la cultura del vino e probabilmente è più ciò che ci vogliono far credere perchè è sempre stato un divieto mettersi alla guida con tasso alcolico in corpo, oltre a un basico senso civico e sociale evitare di farlo.

Rimane comunque legale gustarsi un calice o più e starsene a casa con amici e passare una piacevole serata o al limite far guidare il santo amico che si prodiga a turno per tornare a casa dal ristorante, visto e considerato che i divieti ci sono ma non ci sono invece politiche alternative come trasporti pubblici, se non nelle grandi città.

Ma il punto è che non si parla di Gin dealcolato per GinTonic analcolici ma di vino!

Cosa sono i vini dealcolati

Negli ultimi anni si è assistito a un crescente interesse per i vini dealcolati, ovvero quei vini che, attraverso processi fisico-chimici come l’osmosi inversa o la distillazione sottovuoto, vengono privati dell’alcol dopo la fermentazione. Si presentano simili al vino nel colore, nel profilo aromatico e nella bottiglia.

Ma sono davvero vino?

Come si produce il vino senza alcol: il processo di dealcolazione

I principali processi per rimuovere l’alcol dal vino sono:

  • Osmosi inversa
    Si fa passare il vino attraverso membrane che separano alcol e altre molecole. Poi il liquido “sgrassato” viene riassemblato.

  • Distillazione sottovuoto o a bassa temperatura
    L’alcol evapora a basse temperature (circa 25-30°C), preservando il più possibile gli aromi.

  • Stripping con gas come vapore o CO₂
    Tecniche che “lavano” il vino con gas per separare l’alcol.

Tutti questi processi sono tecnologicamente sofisticati, ma altamente invasivi. Non solo tolgono l’alcol, ma possono alterare o impoverire la composizione fenolica e aromatica del vino.

Perché qualcuno sceglie il vino senza alcol?

Il successo dei vini dealcolati è figlio del nostro tempo: consumatori più attenti alla salute, più sobri, ma non disposti a rinunciare a un calice in mano. 

Tra i vantaggi dichiarati:

  • Assenza di alcol: utile per chi deve guidare, è in gravidanza o ha patologie che impediscono il consumo alcolico.
  • Minori calorie: eliminando l’alcol si riduce anche l’apporto calorico.
  • Inclusività sociale: permette a chi non beve di condividere momenti conviviali con gli altri.
  • Trend salutista: cavalca l’onda del “mindful drinking” e del benessere.

Fin qui tutto legittimo. Ma c’è un però. Anzi, più di uno.

I limiti nascosti dei vini senza alcol: prima il concetto

Pur avendo una loro ragione d’essere, i vini dealcolati presentano criticità evidenti per chi conosce e ama davvero il vino.

Anche se privo di alcol, il vino dealcolato non è automaticamente sano. Alcuni aspetti da considerare:

  • Limiti concettuali:

Non sono vino, nel senso culturale del termine, il vino è il risultato della fermentazione alcolica dell’uva, un processo millenario in cui la presenza dell’alcol non è un dettaglio tecnico, ma un elemento fondamentale. Toglierlo significa creare un altro prodotto che non è corretto chiamare vino.

Non è un caso che in molti paesi, per legge, un vino deve contenere almeno 8,5% di alcol per essere chiamato tale.

  • Limite culturale:

La millenaria cultura legata all'enologia, alla viticoltura, alla storia del succo più aulico che ci sia mai stato, improvvisamente si vede depauperato della sua natura.

La cultura che sta dietro una bottiglia, la ricerca che avviene, va ben oltre il concetto di alcol e soprattutto il suo abuso.

Decenni di legislatura, di normative che ne regolano doc e docg, certificazioni biologiche, biodinamiche; un mondo infinito in continua evoluzione; il fascino che si cela dietro un vino, senza necessariamente esagerare dall'altra parte e mistificare un comunque prodotto della terra; nessuno di questi aspetti ha a che vedere con il concetto di alcol. Non è quel limitato elemento che fa la cultura del vino.

Con i vini dealcolati viene spazzato via tutto lo studio e l'impegno di giornalisti, di geologi, di consorzi che delimitano i singoli vigneti per esposizione, pendenza, suolo, come nel caso delle MGA del Barolo; tutta la ricerca che da un secolo ha portato il vino da prodotto di nutrimento per i contadini come sostentamento energetico per le loro attività, al prodotto più identitario di un luogo, di una storia, del clima di una determinata annata, che nessun altro prodotto della terra riuscirà mai a essere con così tanta profondità di pensiero.

  • Una valutazione sulla materia prima

Ragionando sul lunghissimo lavoro che c'è dietro un vino, il lavoro di un anno intero di cura della vigna, dubbi e scelte di attività come potature, inerbimento, ecc, tutte quelle pratiche che non lasciano dormire di notte quei viticoltori che lavorano per la qualità del vino che il più possibile rispecchi il terroir, l'annata, il clima...ecc, viene immediato domandarsi chi sia quel viticoltore che decide di passare alla produzione di questi prodotti. No sicuramente chi si dedica anima e cuore alla sua terra, non avrebbe senso altrimenti.

E quali saranno quelle uve scelte destinate alla produzione di vini dealcolati? No sicuramente la selezione top, quelle uve derivate da notti insonni ma più probabilmente lo scarto o ciò che rimane da un primo, secondo, terzo e chissà quanti, passaggi in vigna, o forse quelle uve prodotte esclusivamente per i vini meno artigianali e più industriali, dove un eccesso di zelo e di cura non sono fattori necessari. La domanda ovvia è: la qualità della materia prima? Nemmeno serve immaginarselo come sarà, è un'equazione logica.

  • Aspetto psicologico

Meno concettuale e spesso ignorato: per chi ha una storia di dipendenza dall’alcol, consumare un prodotto che ne replica l’aspetto e il rituale può riattivare meccanismi compulsivi, nonostante l’assenza di etanolo.

Sostanza(e) e qualità: come il processo di dealcolazione impatta il vino senza alcol

  • Limiti del processo di dealcolazione:

Il processo di dealcolazione, infatti, è tutt’altro che neutro: si tratta di tecniche industriali complesse (osmosi inversa, distillazione sottovuoto, stripping con gas) che alterano in modo profondo la struttura chimica del vino.

Perdita di antiossidanti benefici:

in questo processo si perdono molti antiossidanti naturali, come il resveratrolo e i polifenoli, noti per i loro benefici cardiovascolari.

  • Aggiunta di elementi chimici:

per compensare la perdita di alcol, corpo e struttura, molti produttori ricorrono a zuccheri aggiunti, aromi artificiali, stabilizzanti e correttori di acidità. Il risultato può essere una bevanda sì priva di etanolo, ma non priva di ingredienti controversi, soprattutto per chi segue diete specifiche a basso indice glicemico, per soggetti con intolleranze agli aromi artificiali o per chi cerca un prodotto naturale.

Nel processo di dealcolazione, molti di questi composti si perdono o degradano.

Il risultato: una bevanda che si presenta come “più sana” ma ha meno benefici reali rispetto al vino tradizionale consumato con moderazione.

  • Alterazioni sintetiche

Alcune tecniche (come l’osmosi) possono introdurre residui di materiali di filtrazione o richiedere l’aggiunta di stabilizzanti, per bilanciare un prodotto ormai impoverito.

In alcuni casi, può aumentare la presenza di metalli residui (se non controllati), o di componenti plastici da tubazioni industriali — un rischio raro ma tecnicamente possibile.

  • Profilo organolettico compromesso

Nonostante i tentativi di imitazione, la complessità aromatica, la struttura e la persistenza del vino tradizionale restano lontane.
Il risultato? Bevande che ricordano il vino, ma che mancano di anima e profondità.

  • Costo elevato, qualità discutibile

Il processo di dealcolazione è costoso e complesso. Il prezzo finale, spesso simile o superiore a quello del vino,non sempre riflette la qualità realedel prodotto, ma soprattutto, non essendoci nessuna normativa di controllo, va da sè che ci si affida completamente nelle mani del produttore.

Sono così salutari? Attenzione a non idealizzarli

I vini dealcolati non sono “nocivi” in senso stretto, ma non sono così innocui o salutari come si vuole far credere. I processi industriali:

  • riducono i benefici naturali del vino

  • introducono elementi meno naturali

  • possono spingere verso un’illusione salutista basata più sul marketing che sulla realtà scientifica.

Bere meno vino vero, ma buono e consapevolmente, resta un approccio più coerente con salute, gusto e cultura.Non demonizziamo chi sceglie il vino dealcolato: ognuno ha il diritto di bere (o non bere) ciò che preferisce. Tuttavia, credere che possa sostituire il vino vero è una semplificazione pericolosa.
Il vino è storia, cultura, territorio, artigianalità. È il frutto di una relazione antica tra uomo, natura e tempo. Togliergli l’alcol equivale a privarlo di una parte essenziale della sua identità.

Conclusioni

In sintesi: non si tratta di un’alternativa dannosa, ma non è nemmeno un prodotto sano in senso assoluto. È semplicemente un altro tipo di bevanda, con pregi e limiti, da valutare senza farsi ingannare dal marketing o dai trend momentanei.

I vini dealcolati possono avere una loro utilità in contesti specifici, ma non sono vino, né lo saranno mai davvero.

Diciamo che sarebbe più giusto e rispettoso verso chi si è dedicato al vino e continua a farlo, non chiamarlo vino-dealcolato ma bevanda analcolica.

Questo, per chi sta dietro al mondo vino, sarebbe un segnale che denota intelligenza e lascia la libertà di scelta al consumatore consapevole.

Così come esiste una normativa ferrea relativa al vino, non dovrebbe avere la parola vino ciò che vino non è.

Possono essere una bevanda interessante, sicuramente piacevole, ma non possono ambire a sostituire il rito, la complessità e il valore simbolico del vino autentico, solamente perchè permette di mettersi alla guida pur avendone bevuto a litri.

Questo è altamente riduttivo, molto strumentale e poco onesto come comunicazione di un nuovo prodotto in commercio.

Ecco quindi che come non è corretto demonizzare il vino dealcolato, non è legittimo dall'altra parte demonizzare il vino vero, contrastato in tutto e per tutto da provvedimenti di legge e messaggi salutisti talvolta troppo radicali.

Chi ama il vino, lo sa: non si tratta solo di ciò che beviamo, ma del perché lo beviamo.

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Monica Della Chiara

Amo l'arte in tutte le sue manifestazioni, la bellezza delle piccole cose, il dettaglio che fa la differenza, le cose vere come il vino, ma quello umile e sano! Mi affascinano le storie che si nascondono dentro il bicchiere, le persone che ci lavorano e che solo il vino, quello vero ovvio, sa raccontare. Ho il viaggiare che mi scorre nelle vene, per questo che la parte più intrigante del mio lavoro è viaggiare per cantine. Sono una "godereccia" e il vino è un veicolo per stare insieme, condividere pensieri e divertirsi, sempre!

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