
Approcciarsi al mondo dei vini cosiddetti “fortificati” a volte può essere difficoltoso e complicato. E il Porto non fa eccezioni. In questo articolo del blog andremo ad approfondire questo misterioso ma affascinante mondo del vino più famoso del Portogallo.
Partiamo però dal capire che cosa sia il Porto a livello generale.a, diffusa come il pregiudizio generalizzato di chi pensa che il prosecco sia solo ed esclusivamente un vino industriale, coltivato con agricoltura convenzionale, intensiva e invasiva.

Il Porto è un vino liquoroso o fortificato, prodotto nella “Região Demarcada do Douro”, nel Nord del Portogallo.
Il vino è ottenuto mediante l’addizione di alcool al 77% vol., ottenuto dalla distillazione delle vinacce, al mosto in fermentazione. Così facendo si otterrà un vino con percettibile residuo zuccherino e con gradazione alcolica compresa tra i 19% vol. e i 22% vol. ben più elevata di un qualsiasi vino normale.
Storia
È difficile stabilire con esattezza l’origine storica del Porto, la cui storia è interconnessa con le varie vicende politiche, economiche e sociali del Portogallo. Secondo alcune scoperte archeologiche si potrebbe azzardare che i primi vini prodotti siano collocati tra la fine del III secolo e l’inizio del IV. Sono infatti stati rinvenuti strumenti collegati alla produzione di vino risalenti proprio a questo periodo storico. Sembra poi che durante il periodo d’oro delle scoperte e del colonialismo portoghese a seguito dei viaggi di grandi personaggi come Magellano e Cabral, il vino venisse fortificato con l’aggiunta di alcol di varia natura proprio per “resistere” in mare aperto alle lunghe traversate oceaniche. Ci sono poi altre versioni più popolari che collegano l’invenzione del Porto ai traffici commerciali con L’Inghilterra del XVII secolo. In particolare si narra che due commercianti inglesi, venuti in Portogallo per scoprire qualche chicca enologica, furono ospitati nel monastero di Lamego sulla riva del fiume Douro. In quell’occasione venne loro servito del vino rosso di grande dolcezza e morbidezza mai assaggiato finora. Chiedendo spiegazione venne loro detto che i monaci avevano l’abitudine di aggiungere acquavite al mosto in fermentazione per ottenere appunto un vino dolce come da loro desiderato. Qualunque sia l’origine di questo vino, sicuramente possiamo affermare con certezza che è una bevanda che ha radici profonde nella cultura del paese come pochi altri nel mondo.

Territorio

Tutto ciò che ruota intorno al business del Porto lo si colloca abitualmente tra la città di Porto e Vila Nova De Gaia, separate solamente dal Fiume Douro. Mentre invece l’area di produzione con i vigneti dista circa 70 km da queste due città ed è chiamata Valle del Douro proprio perché i vigneti sono dislocati lungo il percorso del fiume. Si parla di circa 250 mila ettari di vigneti di cui solamente 32 mila sono autorizzati alla produzione di uve per il Porto. La Região Demarcada do Douro” è stata dichiarata patrimonio dell’Unesco nel 2001 ed è stata la quinta in ordine temporale dopo la Valle della Loira, Saint Emilion, le Cinque Terre, e Wachau.
Sottozone
Tutta la valle viene suddivisa in tre sottozone:
BAIXO CORGO
È la zona più occidentale a ridosso dell’affluente Corgo del Douro. È una zona piovosa ed umida e per questo considerata meno nobile. Spesso le uve coltivate in questa zona vengono utilizzate per la produzione di Ruby e Tawny.
CIMA CORGO
Zona localizzata vicino Pinhao, il paese fulcro della produzione di qualità per il Porto. Zona meno piovosa e più calda delle altre con vigneti con migliori esposizioni. Spesso le uve per i Vintage e i LBV vengono proprio da qui.
DOURO SUPERIOR
Zona più orientale che arriva fino al confine con la Spagna. Ha un clima mediamente più caldo e arido delle altre due e con terreni perlopiù pianeggianti.

Le uve

Veniamo alle uve: Le uve permesse dal disciplinare sono circa 80, anche se possiamo dire che le più utilizzate e note sono Tinta Barroca, Tinta Roriz Touriga Nacional, Touriga Franca e Tinta Cao.
Perché tutta questa varietà di uve coltivate? Perché la stagionalità è estremamente variabile ed ogni uva con le sue caratteristiche riesce ad apportare qualità nel blend finale.
Tradizionalmente i vigneti erano piantati con il sistema dei Socalcos, dei veri e propri terrazzamenti di roccia adatti alle zone più scoscese.
Chiaramente ogni tipo di lavorazione doveva essere fatta a mano a causa delle forti pendenze.
Negli ultimi anni si è fatto strada il sistema dei Patamares, terrazzamenti non sostenuti da muretti di roccia e larghi abbastanza da poter permettere l’utilizzo di trattori e macchinari vari.
Mentre invece nelle parti più alte della collina con pendii meno ripidi il sistema utilizzato è quello del Vinha Ao Alto.
Vinificazione
Per i motivi analizzati precedentemente, il Porto non può che essere un blend di uve, quasi sempre provenienti da vigneti differenti ognuno con le proprie peculiarità.
Per la produzione ben chiaro deve essere l’obiettivo enologico che si vorrà raggiungere e sulla base di quello decidere che uve utilizzare e che processo produttivo seguire.
Storicamente, durante la vendemmia, le uve venivano pigiati con i piedi in speciali vasche in granito chiamate Lagares.
Oggi vengono utilizzati perlopiù macchinari moderni. Fondamentale è la parte estrattiva: essendo il Porto un vino di grande struttura e concentrazione, l’estrazione di colore e tannini mediante la macerazione delle bucce è seguita in modo quasi maniacale.
Durante la fermentazione, quando circa la metà dello zucchero naturale è stato convertito in alcol, avviene la fortificazione mediante l’addizione di una acquavite con 77% vol. L’alcol aggiunto blocca totalmente la fermentazione lasciando così un vino con grado alcolico superiore che si attesta tra i 19% vol. e i 22% vol. e zucchero residuo stimato tra i 40 e i 130 gr/l .
Tradizionalmente, la produzione del Porto avviene nelle cosiddette “Quinta”, proprietà dislocate nella valle del Douro, per poi proseguire l’affinamento e la successiva commercializzazione a Vila Nova De Gaia. Il trasporto si faceva con le cosiddette Rabelos, tipiche imbarcazioni sulle quali venivano caricate le botti di legno per il tragitto dalla valle del Douro a Vila Nova De Gaia.

Invecchiamento

E’ arrivato il momento di decidere che tipologia di Porto produrre. Esistono diversi stili di Porto rossi, nonché Porto bianchi fino ad arrivare all’ultima tipologia Rosè introdotta più di recente.
PORTO AFFINATI IN LEGNO
Ruby:
Solitamente sono i vini con 2-3 anni invecchiamento in legno grande. Di colore rubino (da qui il nome Ruby), sono vini giovani che mantengono aromi primari a lungo senza beneficiare di ulteriore tempo in bottiglia. Ruby Reserva:
hanno maggiore selezione delle uve e invecchiamento più lungo rispetto ai ruby presentando maggiore complessità di aromi e più struttura.
LBV:
E’ un ruby millesimato considerata la qualità particolare delle uve di una singola annata. Se è presente la dicitura “filtered” è da considerarsi pronto al momento della messa in commercio.
Se invece troviamo scritto “unfiltered” potrebbe aver beneficiato di ulteriore tempo in bottiglia e presentare quindi un leggero deposito.
Tawny:
solitamente invecchiato fino ai tre anni in botti di quercia. Presenta un colore chiaro e granato derivante da una maggiore esposizione all’ossigeno. In genere è poco concentrato ma presenta una buona complessità di aromi. Tawny Reserva: vini con qualità superiore ai Tawny e con invecchiamento più lungo (fino ai 5-7 anni) Tawny 10-20-30-40 years old: il numero che segue la parola tawny indica gli anni di invecchiamento in legno. Questi sono vini con parte ossidativa importante ed aromi terziari che aumentano con l’aumentare degli anni di invecchiamento. Colhieta: è un tawny millesimato con uve che possono provenire dalla stessa quinta e invecchiato in legno. È generalmente pronto da bere subito dopo la messa in commercio.
PORTO AFFINATI IN BOTTIGLIA
Vintage:
è considerato il vino più importante e con enorme potenziale di invecchiamento in bottiglia. Per questo vino vengono utilizzate solamente le migliori uve di un'unica annata previa approvazione dell’istituto di controllo che stabilisce se l’annata può considerarsi adatta alla produzione di questo vino o meno. Prodotto quindi solamente nelle annate migliori.
Crusted:
molto simile ai vintage ma con invecchiamento minore. Viene chiamato crusted perché non essendo filtrato può presentazione un leggero deposito naturale.
Ora non ti resta che chiudere gli occhi e immaginarti al crepuscolo, avvolto dalla calda luce dorata del sole che tramonta dietro le colline della valle del Douro. Davanti a te, un bicchiere di Porto, il nettare rubino essenza del Portogallo.
Dolcezza vellutata, ricchi aromi di frutti maturi, note sottili di cioccolato, caramello e noci...intellettuale e raffinato, il Porto è perfetto per le serate placide e contemplative.
Abbinato a un formaggio stagionato o a un cioccolato fondente, il Porto rivela la sua vera natura, esaltando e completando ogni boccone con la sua profondità e complessità.
Ma il Porto è più di un semplice vino; è la celebrazione alla riflessione, un invito a fermarsi e godere dei piaceri semplici ma preziosi.
una volta aperto, il Porto può essere conservato per periodi variabili a seconda del tipo. Il Ruby e il Tawny si conservano bene per alcune settimane, mentre i Vintage devono essere consumati entro pochi giorni dall'apertura.
Detto questo, ci auguriamo di averti chiarito le idee e soprattutto di averti stuzzicato la curiosità: qui sotto la nostra selezione tutta da scoprire.

La nostra selezione di porto

Francesco Fiordoliva
Diviso tra vallesina e costa adriatica, col perenne dubbio di avere vino al posto del sangue nel proprio corpo. Mi sveglio la mattina e penso al vino (oltre che alla moglie). Sommelier AIS e WSET, sempre alla ricerca di nuove cose da assaggiare. Runner nel tempo libero per compensare! Cin!