Domaine des Vignes du Maynes

Domaine des Vignes du Maynes

Il Clos des Vignes du Maynes esiste dal 910, data in cui è stato censito dai monaci dell'Abbazia di Cluny. Per molto tempo proprietà dei Signori del Castello di Cruzille, il Domaine è appartenuto a cinque generazioni di contadini prima di essere riacquistato, nel 1952, da Pierre e Jeanne Guillot. È ora il nipote Julien Guillot che gestisce questa tenuta di sette ettari, le cui vigne non hanno mai conosciuto la chimica e sono sempre state coltivate nel massimo rispetto della terra.
Fin dagli anni '50, suo nonno aveva deciso di firmare vini a partire da un'agricoltura biologica, senza prodotti chimici, senza diserbanti, insetticidi e senza zolfo. Suo padre, Alain, ha poi guidato il Domaine con la stessa filosofia. Per la cronaca, Alain Guillot era tecnico esterno alla scuola di Beaujeu insieme a Susanne Michon, Xavier Florin, Pierre Rabhi, Claude e Lydia Bourguignon. Era quindi molto coinvolto nell'aspetto legislativo dell'agricoltura biologica e, in quanto Presidente della Federazione Nazionale dell'Agricoltura Biologica (FNAB), ha chiesto la firma del Ministro dell'Agricoltura Philippe Vasseur per il riconoscimento del logo AB e dei relativi disciplinari.

La biodinamica è diventata la pietra angolare del lavoro del Doamine Clos des Vignes du Maynes. Le prime operazioni sono state introdotte nel 1988, con l'arrivo di Julien. Le vendemmie manuali sono effettuate in piccole cassette, con una severa selezione, per non rovinare gli acini.

«Produrre il vino nel modo più naturale possibile» questo è il motto di Julien, che investe le sue giornate nella ricerca di evidenziare la consistenza del succo, la setosità e il suo finale salino. Per creare vini vivi stabili, le vinificazioni sono realizzate naturalmente: lieviti indigeni, assenza di zolfo, di enzimi e di input chimico. Le vasche in legno vengono preliminarmente lavate e spazzolate con marc de Bourgogne per risvegliare la flora batterica. Una macerazione semicarbonica viene poi effettuata per i rossi, secondo un metodo ormai acquisito dalle tre generazioni che si sono succedute e che innesca fermentazioni molto lunghe. I rossi sono elevati in fusti non nuovi prima di essere imbottigliati generalmente l'anno successivo senza filtrazione. La vinificazione dei bianchi si rifà alla pura tradizione borgognona: fermentazioni molto lunghe e un affinamento prolungato prima dell'imbottigliamento, completato da una dose omeopatica di zolfo.

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