Siamo a Torgiano, Fattoria Mani di Luna, in un casolare di campagna a pochi km da Perugia. Idee chiare fin da subito: lavorare la terra in maniera naturale. Prima ottengono il certificato di biologico, poi anche biodinamico, ma è il risultato nel bicchiere che conta: i vini Mani di Luna oltre a essere vini sani, sono buoni, sinceri, puliti e estremamente equilibrati. Le vigne sono su due zone diverse, i vitigni coltivati sono: sangiovese, grechetto, riesling e diverse varietà di viti antiche coltivati nel vigneto il Crocefisso, vigna il Baratto coltivata a grechetto, malvasia e trebbiano, vigna Checcarello a sagrantino, Vigna Cupa a Sangiovese, vigna Chiodo a Sagrantino e riesling nel vigneto di Montesanto. Piante vecchie e piante più recenti su terreni d'arenaria. Il suolo è molto sabbioso, trattato a sovescio e con inerbimento alternato di favino, senape, orzo, ecc. I terreni vitati sono una lode alla natura rigogliosa, ordinata e trattata con conoscenza. Unico punto dolente la presenza selvaggia dei cinghiali che ogni giorno devastano e depradano. La forza di questa azienda è la complementarietà tra Simone, che si occupa di contabilità, Rocco della attività in cantina e Alessandro in vigna, due su tre sono enologi ma nessuno ha interesse a vinificare secondo le regole enologiche convenzionali e forse due casi eccezionali in cui l'enologo non si limita a studiare i processi ma li vive in prima persona sul campo con in mano cesoie e passione. Mani e luna sono i protagonisti: le mani perchè l'attività è tutta manuale, dalla raccolta alla pigiatura (a piedi femminili solamente); la luna invece detta con i suoi cicli le diverse fasi delle attività. La pigiatura con i piedi, abbinata alla diraspatura manuale, è il miglior metodo per preservare ed esaltare le caratteristiche qualitative delle uve. I vini bianchi sono in parte macerati brevemente sulle bucce ed in parte pressati a grappoli interi molto sofficemente su torchi di legno verticali. I lieviti sono ovviamente indigeni, quindi presenti sulle bucce, mediante il metodo del “pie de cuve” per evitare fermentazioni incontrollate. Una volta che il mosto è diventato vino viene travasato in giorni di frutti seguendo i calendari lunari e passa tutto l’inverno sulle proprie fecce fini che vengono riportate in sospensione da batonnage settimanali in modo da assicurare maggiore stabilità e ricchezza ai vini.