Maria Abbranca Cantina Sannas 2020
Servire a: 10°-12°C
Tipo di bicchiere

Maria Abbranca Cantina Sannas 2020

SANNVIMAXX
Non disponibile
42,00 €
Tasse incluse

Piergraziano Sanna interpreta l'uva bianca del luogo in purezza lasciandola macerare 40 giorni sulle bucce. Il nome, Maria Abbranca, deriva dalla tradizione sarda che vede una donna nel fondo di ogni pozzo, pronta ad afferrare tutti i bambini che si avvicinano troppo.

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Sannas

vigne cantine sannas

Piergraziano Sanna produce vino a Mamoiada, nel nuorese, in località “Sa ‘e Ghippadu”: i suoi vini parlano il linguaggio della terra da cui provengono, nel totale rispetto della natura e senza alcun utilizzo di chimica. I vini prodotti sono principalmente tre, ed ognuno di essi porta un nome della cultura popolare sarda: il Cannonau in purezza (75% uve da vigna giovane e 25% da vigna centenaria), “Bobotti”, è l’uomo nero cattivo e misterioso che spaventa i bambini da intere generazioni; “Maria Pettena” è la donna che si aggira in estate dopo pranzo e rapisce i bambini disobbedienti che non vogliono riposare, ma grazie alle mani sapienti di Piergraziano diventa un rosato ottenuto da mosto fiore di Cannonau macerato sulle bucce della Granazza; “Maria Abbranca” è la donna che si trova in ogni pozzo e che, col suo lungo braccio, tira giù nel fondo i bambini che si avvicinano troppo. Piergraziano la interpreta con la Granazza in purezza macerata quaranta giorni sulle sue bucce. La cantina produce anche il “Bobotti +”, che proviene da vigna centenaria per il 75% e giovane per il 25% maturando in tonneau esausto, ed il “Bobotti ++”, che affina in rovere nuovo da 140 lt. In vigna Piergraziano non effettua alcun trattamento, neanche con zolfo, sfalcia a mano e scalza e rincalza il terreno con la zappa. L’impianto della vigna è ad alberello per ciò che concerne le vecchie viti, ad alberello ordinato per le nuove. La raccolta delle uve è fatta completamente a mano ed immediatamente pigiata e diraspata, piccole quantità entrano in cantina via via a riempire i tini e il fondo, le prime dieci casse di ogni tino non vengono diraspate e sono pigiate con i piedi. Dopo la partenza della fermentazione spontanea coi lieviti indigeni si attende che gli zuccheri scendano a zero facendo follature con un bastone di castagno ogni quattro ore, notte e giorno, dopodiché si attende ancora una settimana di estrazione in tino con le bucce a fondo e si svina torchiando a 80 bar con un torchio verticale manuale idraulico.

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