Barolo Piè Rupestris Cappellano 2017
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Barolo Piè Rupestris Cappellano 2017

CAPVIBR17
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I 3 Sensi
Il granato intenso e lineare con un leggero e fisiologico digradare ai bordi è già una piacevole emozione, che mi ricorda qual'è il vero colore del nebbiolo da Barolo. La distinzione è necessaria perché non è allarmante vedere un rubino intenso in un nebbiolo giovane, al primo anno di età, è normale, gli antociani non sono ancora precipitati, ma certo può insospettire una tinta decisamente violacea e impenetrabile. Figuriamoci quando, come in alcuni casi mi è capitato di osservare soprattutto nel recente passato, quell'improbabile colore scaturiva proprio da un ""Barolo"" che aveva già quattro anni sulle spalle! Ma torniamo all'Otin Fiorin di Baldo e godiamo del suo bouquet riccamente floreale di rosa, geranio e viola in fase di appassimento, stupiamoci nel notare quell'assai rara sfumatura agrumata, privilegio di pochi vini rossi, quel leggero richiamo alla china, il legno di liquirizia, più dolce, la ciliegia e la prugna appena mature, il sottobosco, la terra, il cuoio, sensazioni balsamiche fra la menta

Cappellano

Cappellano

"Nel 1983 chiesi al giornalista Sheldon Wasserman di non pubblicare il punteggio dei miei vini. Così fece, ma non solo, sul libro "Italian Noble Wines" scrisse che chiedevo di non far parte di classifiche ove il confronto, dagli ignavi reso dogma, è disaggregante termine numerico e non condivisa umana fatica.

Non ho cambiato idea, interesso una ristretta fascia di amici-clienti, sono una piccola azienda agricola da circa 20 mila bottiglie l'anno, credo nella libera informazione, positiva o negativa essa sia. Penso alle mie colline come una plaga anarchica, senza inquisitori o opposte fazioni, interiormente ricca se stimolata da severi e attenti critici; lotto per un collettivo in grado d'esprimere ancor oggi solidarietà contadina a chi, da Madre natura, non è stato premiato.

È un sogno? Permettetemelo


Bisogna essere un po' matti per voler trascorrere la vita a guardare il cielo", mi ripeteva mio padre, alludendo alla preoccupazione relativa alle intemperie che segna la sorte di un contadino... effettivamente però questa frase sottintende giustamente una buona dose di romanticismo. Sono - purtroppo - un romantico come mio padre e - come mio padre - indubbiamente un po' folle. La sua scomparsa è stata una perdita ed un dolore incredibile, per tutti noi e per la cantina. In pochi avrebbero scommesso sul fatto che ci sarebbe stato un futuro. Invece le notti insonni di chi ha perso qualcuno di irrecuperabile sono state la mia, la nostra, risorsa. Siamo rimasti in piedi e abbiamo cambiato tante cose. Abbiamo riportato ordine nel caos creativo di quel genio che era Baldo, abbiamo sistematizzato, ristrutturato, perfezionato. Credo, come lo credeva mio padre, che la discriminante siano il rispetto e la tutela della natura, dell'ambiente. Non scendo a compromessi se si tratta di interventi in vigna o in cantina e mi ritengo fortunato perché ho potuto accostare gli insegnamenti contadini alla conoscenza tecnica e scientifica delle pratiche colturali biologiche. Credo che tutto ciò non rappresenti un limite alla correttezza ed alla qualità organolettica: la mia sfida è condurre la natura, consentirle di esprimersi. Credo inoltre che la differenza la facciano sempre le persone, che siano le relazioni a dover essere coltivate e valorizzate. È un impegno, quello che devo alla mia felicità, alla memoria di mio padre e ai volti che mi sono accanto."

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