Barolo Chinato Cappellano
Servire a: 14°-16°C
Tipo di bicchiere

Barolo Chinato Cappellano

CAPVIBC
disponibile
49,00 €
Tasse incluse

L’aromatizzazione del vino è una pratica antica quanto il mondo. Gli egizi erano soliti mischiarlo con erbe che avessero proprietà curative, i persiani con spezie e talvolta con Cannabis o papavero. I romani invece amavano aromatizzarlo con resina di pino, di lentischio o con la stessa mirra, talvolta con miele e petali di rosa o viola. In questo lungo elenco non si può non citare il Vermut, nato a Torino a fine del ‘700 e probabile ispiratore del Barolo Chinato.

Insomma, l’originalità del mio pro-pro zio farmacista, Giuseppe Cappellano, non è stata nell’idea di aromatizzare un vino, ma nell’unire un ben particolare ed equilibrato mix di spezie (chiamate ad inizio secolo “droghe”) ad un vino straordinario, il Barolo. Ma perché proprio un farmacista? Perché la farmacologia a fine ‘800 si basava prevalentemente sull’erboristeria, ed era proprio il farmacista a possedere una completa conoscenza delle proprietà terapeutiche ed organolettiche di ciascuna spezia. Il Barolo Chinato nasce quindi come medicina, proponendolo come “lenimento medicamentoso e antimalarico” quello che presto sarebbe diventato uno dei classici dell’enologia italiana. tant’è che i vini aromatizzati sono stati fino a pochi anni fa nei listini di alcune distribuzioni di case farmaceutiche.

L’effetto di tutte le spezie porta a interessantissimi effetti benefici: la sinergia degli elementi estratti tramite macerazione in alcol porta allo sviluppo di principi attivi dal sapore amaro che stimolano la secrezione salivare e del succo gastrico, aiutando o preparando quindi la digestione.

Parliamo di ricetta e non di formula perché questo grande vino aromatico da meditazione è figlio di una sapienza artigianale, tramandata nella nostra famiglia di generazione in generazione, che ha molto a che vedere con la conoscenza della terra e con la cultura contadina. Il procedimento per la sua preparazione è noto – al Barolo già invecchiato si aggiungono estratto di china calissaia miscelata con altre erbe aromatiche, zucchero e alcool – mentre l’elenco delle spezie utilizzate per l’aromatizzazione resta segreto. Dopo la fermentazione, il vino viene sottoposto ad un periodo di affinamento in botti di rovere, che gli conferisce una complessità aromatica unica e un gusto intenso e avvolgente.

I 3 Sensi
Considerato uno dei migliori chinati al mondo, unico e inimitabile.Al gusto è intenso e speziato, con note di frutta secca, cacao e vaniglia che si fondono perfettamente con il caratteristico aroma della china. È un vino dalle incredibili e impensabili capacità di abbinamento, dai più classici piatti di selvaggina, formaggi o come digestivo, è ottimo anche servito con ghiaccio come aperitivo rinfrescante. A fine pasto con frutta secca e dolci da il suo massimo.L’equilibrio dei contrasti, la complessità gusto–olfattiva e una persistenza interminabile fanno il fascino di un vino seducente come pochi altri, in grado di reggere anche uno tra gli abbinamenti quasi impossibili come quello del cioccolato fondente.

Cappellano

Cappellano

"Nel 1983 chiesi al giornalista Sheldon Wasserman di non pubblicare il punteggio dei miei vini. Così fece, ma non solo, sul libro "Italian Noble Wines" scrisse che chiedevo di non far parte di classifiche ove il confronto, dagli ignavi reso dogma, è disaggregante termine numerico e non condivisa umana fatica.

Non ho cambiato idea, interesso una ristretta fascia di amici-clienti, sono una piccola azienda agricola da circa 20 mila bottiglie l'anno, credo nella libera informazione, positiva o negativa essa sia. Penso alle mie colline come una plaga anarchica, senza inquisitori o opposte fazioni, interiormente ricca se stimolata da severi e attenti critici; lotto per un collettivo in grado d'esprimere ancor oggi solidarietà contadina a chi, da Madre natura, non è stato premiato.

È un sogno? Permettetemelo


Bisogna essere un po' matti per voler trascorrere la vita a guardare il cielo", mi ripeteva mio padre, alludendo alla preoccupazione relativa alle intemperie che segna la sorte di un contadino... effettivamente però questa frase sottintende giustamente una buona dose di romanticismo. Sono - purtroppo - un romantico come mio padre e - come mio padre - indubbiamente un po' folle. La sua scomparsa è stata una perdita ed un dolore incredibile, per tutti noi e per la cantina. In pochi avrebbero scommesso sul fatto che ci sarebbe stato un futuro. Invece le notti insonni di chi ha perso qualcuno di irrecuperabile sono state la mia, la nostra, risorsa. Siamo rimasti in piedi e abbiamo cambiato tante cose. Abbiamo riportato ordine nel caos creativo di quel genio che era Baldo, abbiamo sistematizzato, ristrutturato, perfezionato. Credo, come lo credeva mio padre, che la discriminante siano il rispetto e la tutela della natura, dell'ambiente. Non scendo a compromessi se si tratta di interventi in vigna o in cantina e mi ritengo fortunato perché ho potuto accostare gli insegnamenti contadini alla conoscenza tecnica e scientifica delle pratiche colturali biologiche. Credo che tutto ciò non rappresenti un limite alla correttezza ed alla qualità organolettica: la mia sfida è condurre la natura, consentirle di esprimersi. Credo inoltre che la differenza la facciano sempre le persone, che siano le relazioni a dover essere coltivate e valorizzate. È un impegno, quello che devo alla mia felicità, alla memoria di mio padre e ai volti che mi sono accanto."

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