Sauvignon Blanc Macea 2020
Servire a: 10°-12°C
Tipo di bicchiere

Sauvignon Blanc Macea 2020

MACVIBIXX
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Il Vino Bianco di Antonio e Cipriano Barsanti è composto da uve di Sauvignon. Questo vitigno inusuale per l'area delle Alpi Apuane, venne piantato dalla famiglia all'inizio del millennio, nel 2000. Le viti vennero piantate nelle colline vicine al fiume Serchia. Il processo produttivo non si discosta dal resto: le uve raccolte vengono fatte fermentare a grappoli intero e poi pigiate e poste in barrique per l'affinamento. La fermentazione è attivata dai lieviti indigeni e il vino dopo alcuni mesi di sosta in botte e qualche travaso se necessario viene imbottigliato senza filtrazioni o chiarificazioni.
Una menzione per le bellissime etichette, che sono delle stampe di disegni del padre di Cipriano e Antonio.

 

I 3 Sensi
In alcune annate Cipriano Barsanti sceglie un blend con Sauvignon e Pinot Grigio, ma questa annata è una esaltazione del Sauvignon, che si muove tra sensazioni erbacee che ricordano la Loira, a similitudini con qualche prestigioso Sauvignon del Carso. Ed ecco che si intercettano note di pietra, erbe ed aromi esotici. Un vino giocato sull'eleganza, con un tenore alcolico basso, capace di esaltare una menta piperita, così come la pesca gialla ossidata. Splendida la progressione, la compattezza e il vigore del vino.

Macea Az. Agr. - Borgo a Mozzano

Macea

 

Venendo da Lucca dopo aver attraversato il fiume Serchio ci si dirige a Borgo a Mozzano, con l’Abetone a Est e le mitiche Alpi Apuane a Ovest. Si parcheggia la macchina e ci si inoltra nel bosco per entrare nel mondo fatato di Macea e incontrare il folletto Cipriano Barsanti. Un paesaggio differente dalla Toscana più nota, molto più ostico; la vigna, dove c’è, è in pendenza massima. La famiglia di Cipriano possiede questa terra da prima della sua nascita. Si coltivava Montepulciano che faticava a maturare per le temperature basse. Si fecero delle scelte rivolte ai vitigni internazionali per necessità. L’attaccamento a questi luoghi è stato più forte delle avversità. Poi Cipriano è diventato enologo, e dopo alcune nobili esperienze è rientrato in azienda. Il clima è cambiato e da qui esce oggi uno dei pinot nero più interessanti d’Italia. Antonio è il fratello maggiore di Cipriano, rientrato in Garfagnana dopo una carriera da musicista in Europa; troppo attaccato a questi luoghi. Assieme vanno oltre la Biodinamica, oltre le politiche agricole, oltre la memoria contadina: le vigne crescono selvagge senza barbatella, in mezzo alle altre erbe spontanee. C’è una ricerca maniacale di antiche varietà locali che verranno impiantate anche in quella che potrebbe essere la vigna con più pendenza in Italia, proprio in mezzo al bosco. Ovviamente smentiscono tutte le leggi della natura contadina e lo fanno con una naturalezza e una consapevolezza proprie di chi questi luoghi li vive con l’anima. La cantina è micro per cui anche volendo non si può fare nessun intervento sui vini per questioni di spazio.

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