Serragghia Rosso Fanino Giotto Bini 2021
Servire a: 12°-14°C
Tipo di bicchiere

Serragghia Rosso Fanino Giotto Bini 2021

BINVIFAXX
Non disponibile
105,00 €
Tasse incluse

Serragghia rosso Fanino proviene da uva selezionata in Contrada Serraglia, su suolo vulcanico, sabbioso, povero di sostanza organica ma ben dotato di potassio e microelementi.

La vigna di Pignatello ha un'età di 60 anni, coltivata ad alberello pantesco, tutta a conduzione biologia e biodinamica. Tutto il processo di vinificazione, senza alcuna aggiunta di prodotti chimici e SO2, si svolge in una anforaia a cielo aperto, dove l’uva diraspata e pigiata viene messa a macerare sulle bucce e fermentare in dolie da 220 lt interrate nel tufo.

La fermentazione è lenta e dura più di 20 giorni. La svinatura avviene a fine inverno ed il vino rimane nelle dolie sino a primavera. Poi viene affinato prima in anfora e quindi in bottiglia senza nessun utilizzo di SO2.

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G&G di Giotto Bini - Pantelleria

Giotto Bini la Cantina

L’Azienda Agricola Serragghia nasce grazie al colpo di fulmine di Gabrio Bini nei confronti dell’isola di Pantelleria. In particolare per la selvaggia Serraglia, Contrada situata a 330 metri sul livello del mare, battuta dal sole e dal vento.

Gabrio, architetto di origine Fiorentina e Milanese di adozione, decide di intraprendere questo progetto iniziando come realtà produttrice di capperi sviluppandosi poi nell’ottica di piccola azienda vitivinicola: pochi ettari vitati, tutti coltivati secondo la tradizionale tecnica dell’Alberello Pantesco, l’unica in grado di sopportare il vento.

Gabrio capisce fin da subito che l’unica strada possibile da percorrere è quella “naturale” e la percorre fino in fondo, quando nel 2006 sperimenta la prima vinificazione di zibibbo.

Pantelleria è un’isola da cui tutto viene strappato a fatica, e forse per questo è una sfida che vale.

In un’isola in cui ormai pochi seguono un’agricoltura rispettosa dell’ambiente circostante, Serragghia ha dato il nome a prodotti della tradizione, ma trasfigurati dalla grande passione per un’agricoltura senza forzature. Infatti in vigna non viene utilizzato né zolfo né rame.

L’unico aiuto alla terra sono due cavalli che durante il periodo invernale vengono lasciati liberi di scorrazzare tra le vigne, per concimare e “potare” a loro piacimento.

Oggi Giotto, il figlio di Gabrio, ha preso in mano le redini dell’Azienda insieme al padre. La filosofia è rimasta fedele agli albori, solo con un paio di ettari di vigna in più.

Tutti i vini di Giotto e Gabrio Bini sono il risultato di fermentazioni spontanee avvenute in anfore spagnole interrate nel tufo e di lunghe macerazioni insieme alle proprie bucce, inoltre non viene aggiunta solforosa in nessuna fase della vinificazione. Alla fine, quando il vino risulta “stabile”, viene imbottigliato in bottiglie lunghe e strette caratterizzate tutte da un’etichetta a forma di freccia, riconoscibile a chilometri di distanza. Si tratta una scultura di un metro e 80 realizzata da Gabrio e fotografata alcuni anni dopo dalla moglie.

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